Le aziende più piccole e di altre zone del Paese hanno però continuato ad applicare i minimi contrattuali, che l’accordo di giugno aveva rivisto al rialzo di soli 140 euro a regime, con evidenti vantaggi concorrenziali.
Il fronte datoriale si è quindi diviso, con i big propensi a rinnovare l’accordo di giugno livellando differenze di trattamento che li mettevano di fatto fuori mercato.
Da dicembre, dopo alcuni incontri al ministero del Lavoro, si è tornati al tavolo.
Con i sindacati intenzionati a ottenere aumenti anche per le guardie giurate, che partivano da condizioni retributive migliori rispetto a quelle dei vigilanti e negli ultimi mesi non avevano goduto di miglioramenti.
Venerdì si è trovato l’accordo. Cgil, Cisl e Uil parlano di una svolta in un settore famigerato per i trattamenti salariali minimi sotto la soglia di povertà e quindi in violazione dell’articolo 36 della Costituzione, come sancito anche dalla Cassazione.“Le nuove tabelle retributive, prevedendo una mensilità in più per i fiduciari, hanno tradotto sul contratto i 1.380 euro lordi per 13 mensilità a cui si erano attestati i maggiori gruppi societari coinvolti nelle indagini”, commenta Vincenzo Lauricella di Usb Vigilanza, che non ha firmato il ccnl. “Era divenuta una necessità dei datoriali evitare il doppio standard nel mercato del lavoro.
Ma sono state modificate al ribasso le maggiorazioni per il lavoro domenicale che passeranno dall’attuale +40% a solo il +15% per il domenicale diurno e dal +50 al +20% per il notturno.
Per quanto riguarda il servizio armato (GPG), arriva un aumento che non risolve per nulla il problema della categoria che vive in un contesto completamente deregolamentato in fatto di limiti all’orario straordinario, compressione dei riposi giornalieri e settimanali, turnazioni spezzate e quant’altro che rendono invivibile e, ormai, poco appetibile questo mestiere”.

E’ possibile considerare risolto il problema del salario insufficiente?

“No, serve comunque un salario minimo di legge.
Ci sono voluti anni per giungere ad un salario appena decoroso, raggiunto in larga misura grazie ai magistrati e non alla forza contrattuale dei sindacati firmatari.
Una legge sul minimo salariale avrebbe evitato nove anni di contrattazione per questo rinnovo e un trentennio di contrattazioni al ribasso”.
Dal governo, nonostante gli annunci del sottosegretario Claudio Durigon, non sono per il momento arrivati i promessi interventi di detassazione per favorire il rinnovo.
FONTE : Il fattoquotidiano.it