Ho il sospetto che il mio cellulare sia controllato o sia stato hackerato. Come scoprire se realmente sia vero?
Innanzitutto, sembra da escludere la possibilità di essere sotto intercettazione da parte della polizia, in quanto la legge consente di procedere a intercettazioni solamente nel caso di commissione di gravi reati, e solo dietro autorizzazione del giudice.
Le intercettazioni effettuate al di fuori dei limiti sopra indicati integrano il reato di interferenze illecite nella vita privata, punito dall’art. 615-bis del Codice penale con la reclusione da sei mesi a quattro anni, aumentata da uno a cinque anni se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di un pubblico servizio, con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti alla funzione o servizio, o da chi esercita anche abusivamente la professione di investigatore privato.
Esistono tre tipi di intercettazioni:
- l’intercettazione telefonica, che consiste nel captare la conversazione che avviene a distanza tra due persone, per mezzo del telefono o di strumento analogo;
- l’intercettazione ambientale, che consiste nel sentire tutto ciò che viene detto all’interno di un determinato luogo (l’abitacolo di un’auto, la camera di una stanza, ecc.);
- l’intercettazione telematica, che consiste nel captare le conversazioni che ci si scambia tramite Internet e altri mezzi informatici (si pensi alle chiamate tramite Skype, ecc.). Spesso, questo tipo di intercettazione avviene mediante l’installazione di trojan, cioè di virus che si nascondono nel pc. Poiché l’intercettazione viola il diritto costituzionale alla segretezza delle comunicazioni, la polizia può procedere con questo mezzo di ricerca della prova solo se autorizzata dal giudice, e soltanto in presenza di determinati reati (spaccio, pedopornografia, ecc.).
Per la precisione, le intercettazioni sono legali solamente quando:
richieste dal magistrato del pubblico ministero;
autorizzate dal giudice;
effettuate dalla polizia giudiziaria, con la propria strumentazione.
L’autorizzazione è concessa dal giudice quando vi sono gravi indizi di reato e l’intercettazione è assolutamente indispensabile ai fini della prosecuzione delle indagini.
Il decreto del pubblico ministero che dispone l’intercettazione indica le modalità e la durata delle operazioni. Tale durata non può superare i quindici giorni, ma può essere prorogata dal giudice con decreto motivato per periodi successivi di quindici giorni, qualora permangano i presupposti.
Solo eccezionalmente, nei casi di estrema urgenza e gravità, il pm può ordinare alla polizia di procedere a intercettazione senza l’autorizzazione del giudice. In questa evenienza, però, il permesso del giudice non è escluso, ma solo posticipato: entro ventiquattro ore, bisognerà trasmettere il decreto del pm al giudice, il quale ha 48 ore di tempo per convalidare le operazioni.
Se si ha il dubbio di essere sottoposti a indagine per uno dei reati per cui è possibile procedere a intercettazione, si potrà fare istanza ex art. 335 c.p.p. alla Procura territorialmente competente per chiedere se il proprio nominativo è iscritto all’interno delle notizie di reato.
Esclusa l’ipotesi delle intercettazioni legali, passiamo ora al caso in cui il dispositivo sia messo sotto controllo illegalmente, magari da un hacker o da altro malintenzionato. In questa ipotesi, ci sono alcuni indizi che possono consentire di capire se effettivamente è in corso un’operazione del genere. Innanzitutto, un telefono intercettato potrebbe restituire interferenze o rumori di fondo durante le telefonate. Altri “sintomi” di un cellulare posto sotto controllo possono essere: eccessiva lentezza; spegnimento immotivato; batteria improvvisamente meno longeva o che si surriscalda facilmente; interruzione improvvisa della connessione Internet; consumo di credito anomalo. In quest’ultimo caso, è opportuno tenere sempre sotto controllo il traffico generato dallo smartphone.
Per smascherare l’eventuale presenza di spy software è possibile installare un buon antivirus che sia in grado di rintracciare tutte le anomalie del dispositivo, tra le quali potrebbe esservi anche un programma che, illegalmente, spia il cellulare.
Un ottimo aiuto proviene inoltre da diverse applicazioni: tanto per fare un esempio, esistono software come Device Analyzer che permettono di individuare eventuali vulnerabilità presenti nel sistema e settare le configurazioni del telefono. Inoltre, programmi del genere consentono di visualizzare facilmente tutte le app presenti sul cellulare e se, ne dovesse individuare qualcuna sospetta, basterà cercarla su Google per capire se è effettivamente uno spyware.
Per avere però davvero la certezza circa l’integrità del proprio smartphone, occorre affidarsi a un esperto del settore. Ci si può rivolgere al proprio gestore telefonico, che ha la possibilità di verificare la presenza di eventuali cimici tramite strumenti professionali. Il consiglio, però, è di rivolgersi a un consulente tecnico informatico, cioè a un perito specializzato nella verifica dell’integrità di dispositivi tecnologici (pc, cellulari, tablet, ecc.), meglio ancora se esperto della digital forensic, cioè di quel ramo della scienza forense che comprende il recupero e l’indagine del materiale trovato nei dispositivi digitali, spesso in relazione a eventi di criminalità informatica.
Questi esperti spesso lavorano al servizio degli inquirenti, i quali commissionano loro determinati incarichi, per lo più riferiti all’estrazione di files da apparecchi. A questi professionisti si rivolgono anche gli avvocati quando, ad esempio, vogliono far certificare un contenuto presente nel dispositivo (ad esempio, una foto o una chat).
Infine, se si ha il più che fondato sospetto di essere sottoposto a intercettazioni illegali, allora il consiglio è di rivolgersi alla polizia postale, addetta alle indagini su questo tipo di reati. In questa ipotesi, sarebbe la stessa polizia a procedere all’analisi del dispositivo al fine di rilevarne le anomalie.