Nel 2016 sono stati segnalati per “associazione a delinquere” 2.301 stranieri, di cui 78 per quella di tipo mafioso. Le organizzazioni criminali maggiormente operative in Italia sono quelle di matrice albanese, romena, cinese, nigeriana e nordafricana.

Criminalità albanese

Si conferma l’elevato grado di minaccia legata alla presenza sul territorio nazionale di sodalizi delinquenziali albanesi. Tali consorterie operano secondo schemi caratterizzati da vincoli associativi di tipo mafioso e, pur continuando a mantenere forti legami con le cellule attive in madrepatria, evidenziano un’ampia capacità di proiezione transnazionale.

Criminalità romena

In Italia, le manifestazioni delinquenziali di matrice romena sono ascrivibili all’operatività di soggetti e di piccoli gruppi non organizzati, dediti alla consumazione di reati predatori. Si registrano, tuttavia, anche forme di aggregazione più complesse e ben strutturate che si esprimono in attività illecite altamente qualificate e redditizie, anche a carattere transnazionale. In generale, le organizzazioni criminali romene presentano una struttura divisionale, non rigida ma specializzata; l’elevata capacità di adattamento a contesti criminali diversificati consente loro di introdursi facilmente anche in ambienti interetnici e/o di evitare contrasti con sodalizi di diversa nazionalità.

Criminalità cinese

I cinesi manifestano sul nostro territorio attitudine imprenditoriale e buone capacità di inserimento nel tessuto economico. I relativi sodalizi criminali fanno registrare espressioni di banditismo giovanile, identificandosi, talvolta, anche in organizzazioni più strutturate tendenti a sviluppare le proprie attività illecite in ambito intraetnico. Le bande giovanili, dimostratesi negli ultimi anni operative in talune aree del nord e del centro, agiscono adottando condotte violente ed intimidatorie, dedicandosi ai delitti contro il patrimonio (rapine, estorsioni, usura), allo sfruttamento della prostituzione, al gioco d’azzardo ed al traffico di sostanze stupefacenti, cui risultano funzionali il controllo e la gestione di locali pubblici, utilizzati quali basi logistiche. In alcuni casi le modalità d’azione criminale, il vincolo omertoso tra gli associati e la violenza nei confronti delle vittime garantiscono l’esercizio del predominio territoriale su gruppi di connazionali.

Criminalità nigeriana

I gruppi criminali nigeriani operanti in Italia sono caratterizzati da frammentazioni etnico-tribali, la cui crescita è stata sostenuta dal supporto fornito da una ramificata rete di omologhi clan presenti sia in Nigeria che in altri Paesi europei ed extraeuropei. Per quanto riguarda la struttura gerarchica, tali sodalizi presentano una configurazione verticistica, nella quale emerge la figura di capi rigorosamente nigeriani. La base, invece, non ha una precisa connotazione etnica. Recenti attività investigative condotte dalle Forze di Polizia hanno confermato come le consorterie in parola abbiano assunto, in taluni casi, la conformazione di vere e proprie associazioni per delinquere, utilizzando modi operandi tipici delle mafie autoctone. Particolare attenzione va riservata ai gruppi degli “Eiye” e dei “Black axe” (nonché alle componenti nate da loro scissioni) riconducibili ai “Secret Cults”, da anni stanziati in Italia, spesso implicati in violente contrapposizioni per l’affermazione della propria supremazia.

Criminalità nordafricana

Le organizzazioni criminali nordafricane, provenienti prevalentemente dalla regione del Maghreb (Marocco, Tunisia e Algeria) e dall’Egitto, confermano la propria operatività nel territorio nazionale in diversificati settori delinquenziali, quali il traffico di sostanze stupefacenti, il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, la tratta di esseri umani finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e del “lavoro nero”. 32 Tali sodalizi si caratterizzano per la transnazionalità e per la capacità di interazione con compagini straniere o italiane, con le quali coesistono senza attriti, ovvero instaurano forme di collaborazione. Talvolta, hanno fatto registrare proficui rapporti anche con le organizzazioni autoctone, in particolare con la Camorra e la ‘Ndrangheta. Attraverso una diffusa rete di cellule operanti nelle diverse aree di produzione, transito e destinazione dello stupefacente in altri Paesi dell’Unione Europea (soprattutto Spagna, Francia, Olanda e Belgio), i sodalizi del Maghreb sono riusciti a conquistare un ruolo di rilievo nel traffico internazionale di stupefacenti, riuscendo a gestire l’intera filiera.

(fonte: Ministero dell’Interno)

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