In Italia, i dati sui reati commessi da persone di diverse nazionalità mostrano una situazione complessa. Gli stranieri rappresentano circa l’8,5-9% della popolazione residente, ma la loro incidenza nei reati denunciati è più alta, intorno al 34% secondo i dati del Ministero dell’Interno e del Ministero della Giustizia (2017-2023). Tuttavia, questa sproporzione va analizzata con attenzione.
  1. Stranieri e italiani nei reati:

    • Gli stranieri sono sovrarappresentati in alcune categorie di reati, come furti (circa 50% delle denunce), rapine (52,5%) e violazioni della normativa sugli stupefacenti (31,5%).

    • Per reati gravi come omicidi di criminalità organizzata o associazione mafiosa, gli italiani prevalgono (96,8% per associazione mafiosa).

    • Le violenze sessuali vedono una quota significativa di stranieri (44% secondo il Viminale), ma gli italiani restano la maggioranza (56%).

    • I reati legati all’immigrazione (es. violazione del Testo Unico sull’Immigrazione) sono quasi esclusivamente commessi da stranieri (92%) per ovvie ragioni.

  2. Nazionalità specifiche:

    • Tra gli stranieri, le nazionalità più frequentemente associate a denunce o condanne includono marocchini, albanesi, rumeni, tunisini ed egiziani. Ad esempio, i marocchini rappresentano il 12,91% delle denunce tra gli stranieri, seguiti da rumeni e albanesi.

    • Per reati specifici, come lo sfruttamento della prostituzione, emergono nazionalità come nigeriani e albanesi, mentre per lo spaccio di droga si registrano anche sudamericani (es. per cocaina).

    • I minori non comunitari (soprattutto nordafricani) sono coinvolti in percentuali elevate in reati come scippi (65%) e rapine (48,1%).

  3. Stranieri irregolari:

    • Una parte significativa dei reati commessi da stranieri è attribuita a irregolari (senza permesso di soggiorno), che rappresentano circa il 70% delle denunce tra gli stranieri, pur essendo solo il 10% della popolazione straniera. Questo è legato a condizioni di marginalità sociale, povertà (36,1% delle famiglie straniere in povertà assoluta contro l’8,3% delle italiane nel 2021) e mancanza di integrazione.

  4. Fattori di contesto:

    • La popolazione straniera è più giovane e maschile rispetto a quella italiana, fasce demografiche più inclini al crimine in generale.

    • Gli stranieri regolari hanno tassi di criminalità simili agli italiani nelle stesse fasce d’età (es. 1,89% per stranieri regolari 18-44 anni contro 1,5% per italiani).

    • La “clandestinità” e le difficoltà di integrazione (es. esclusione dal mercato del lavoro) aumentano la propensione a reati come furti o spaccio, spesso legati alla sopravvivenza.

  5. Tendenze recenti:

    • I reati complessivi in Italia sono in calo (-12,6% dal 2019 al 2021), nonostante l’aumento della popolazione straniera.

    • La presenza di stranieri in carcere è stabile (circa 31-32% dei detenuti), ma in calo rispetto al picco del 2007 (37,48%).

    • Comunità come rumeni e albanesi mostrano una diminuzione della presenza in carcere, probabilmente per maggiore integrazione.

Conclusione:

Gli stranieri, pur essendo una minoranza della popolazione, sono coinvolti in una quota significativa di reati, ma questo è influenzato da fattori come la condizione di irregolarità, la povertà e la composizione demografica. Gli italiani commettono più reati in valore assoluto, ma i tassi di criminalità degli stranieri sono più alti in proporzione, soprattutto per reati legati alla microcriminalità. Ridurre il fenomeno richiede politiche di integrazione e gestione dell’immigrazione irregolare, piuttosto che generalizzazioni su base etnica. Per dati più recenti o specifici, si possono consultare i rapporti del Ministero dell’Interno o di Antigone.

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